ALL' ETNA !
Escursione
del 6 Agosto 1876
Relazione
letta al Club Alpino (Sezione
di Catania)
per
Sebastiano
Speciale
Ill.mo
Signor Professore,
Fiducioso nella benevolenza della S.V. ardisco
intitolarle queste prime pagine, con l'animo riconoscente di un
discepolo, a cui fu sempre Lei generoso d'utili ammaestramenti.
Mi creda
Catania 1 Settembre 1876.
A S.S. Ill.ma
Cav. Prof. G. Adamo Boltshauser.
Dev.
Obbl.
Sebastiano
Speciale
Soci egregi,
neo-alpinista, ed ultimo fra voi, io non devo che alla vostra cortesia
l'onore impartitomi di riassumere in una stringata relazione la nostra
escursione del sei agosto volgente al più vecchio, e memorato
vulcano d'Europa!
Lasciate dunque ch'io ve ne renda le grazie che so maggiori, e
permettetemi ad un tempo ch'io invochi dalla nota benevolenza vostra,
di venirmi in soccorso se mi arresti, stremo di forze, per quell'arduo
ed aspro cammino, su per quell'erme e trarupate montagne!... Se
bramate da me una relazione scientifica volgete largo ch'io non sono
il caso; studente di primo corso in iscienze naturali nol potrei...
Solo, alla mia maniera, vi narrerò il viaggio a cosa a cosa, e a quel
che versa la fantasia!
Scoccavano le quattro del mattino del 6 agosto.
Quei rintocchi (l'avete o egregi colleghi indovinato) non mi destarono
dal sonno, perch'io me n'era rimasto per tutta quella notte in veglia
a viaggiare entro di me medesimo. Quei rintocchi
ripercossi dall'eco della vuota città giungevano a me graditi come la
voce desiata dell'amico che attendi impaziente da lunghi anni!...
Balzo in piedi dal letto; indosso il mio bravo sacco d'alpinista, e
giù per le scale alla corsa!...
In men che nol pensi, eccomi primo fra tutti al luogo del convegno:
PIAZZA DEGLI STUDI.
Guardo intorno e non vedo fiato di paese! son tutto solo!...
Una leggera nube avvolgeva in un velo dubitoso la luna perigea, che
muta riverberava arcanamente i suoi raggi d'argento sul maestoso
edificio dell'Università degli Studi:
Siculorum Gymnasium!...
Quante memorie nel pensier richiami!... Oh Re
Alfonso!... né tu certamente l'avresti mai sognato, che rivendicati a
libertà, ogni dì più che l'altro avessero le leggi fiscali
allungati i denti sulla pubblica istruzione! Non l'avresti mai sognato
che fra le tante storture vi sarebbe stata quella di educare lo
studente come se fosse fatto a pezzi! Viva la rumorosa ciarlataneria
del secolo!...
Quanti ricordi si affacciarono alla mia mente!...
Quì, dicevo fra me, in questo tempio di sapienza, quì, il sommo
Gioeni raccolse ed ordinò le produzioni vulcaniche dell'Etna; - quì
dettò il Recupero i suoi discorsi sulla storia critica delle
eruzioni; - quì il Ferrara leggeva il pregevole libro de' Campi
Flegrei; - quì il Maravigna si pose a descrivere i minerali; - quì
il Di Giacomo, lo Alessi, lo Interlandi, l'Aradas, il Calvagni, il
Tornabene, il Silvestri, e il Gemmellaro,
Che sopra ogn'altri
com'aquila vola
rivendicarono il nome al paese illustrandolo
con argomenti geologici, paleontologici e vulcanologici, - riscuotendo
il plauso degli Hoffmann, de' Scroope, de' Daubeny, de' Lyell, de'
Di-Beaumont, degli Albich, de' Waltershausen... ospiti illustri che in
tempi più o meno lontani vennero a visitare questa classica terra,
che parla ai posteri con la favella ammonitrice delle sue memorie!
Soci Egregi, passatemi queste chiacchere, ch'io ho fatte per non
avermi con chi sfogare, e riprendiamo il cammino dell'erta montagna.
L'orologio del Duomo batte le quattro e mezzo; - nè vi attendo più
che tanto; gli amici un dopo l'altro arrivano; - ci ricambiamo i
saluti, le strette di mano, i sorrisi.
Io mi sento già preso dalla gran fretta di partire, e di arrivare su
la canuta vetta!... quando si sente un concitato muovere di passi...
é lui, sclamai, lo riconosco all'abito ed all'andare... é lui, il
Prof. Bonanno, il nostro vice-presidente, che dirigerà l'escursione!
Allora tutti facciamo ressa intorno a lui per partire. Detto-fatto, su
in vettura - Scoppiettano le fruste, - la voce robusta de' cocchieri
incìta i cavalli... e via di trotto, allegramente, ci siamo posti in
viaggio.
Si ciarla, si ride, si versa in discorsi più o meno gravi.
Rompe l'alba, e
Già comincia apparire innanzi
il sole
La bella aurora che dal mare scocca.
Siamo giunti a Fasano; altitudine 160 metri
sul livello del mare. Quivi l'illustre Prof. Francesco Tornabene,
tanto conosciuto per i suoi lavori fitologici, scoprì dei resti
vegetali, in certi banchi di tufo, impressioni di foglie, pezzi di
tronchi, e qualche frutto. - Egli con una dotta monografia rivendicò
dallo straniero la priorità della scoperta.
La carrozza guadagna a stento la via.
I cocchieri senza addarsi della impazienza nostra, con un canterellare
rotto, e sospiroso, ci additano la noia del loro mestiere!
Finalmente, in aria trionfale, e di buon corso, si entra nel comunello
di Gravina.
Quì ci sarebbe stato da studiare la lava del 1381 che scaturì
nell'Oliveto da un canale sotterraneo, che scende dall'alto, all'Est
di Mascalucia in contrada Cavòli. Me ne fece ricordare una
nota dell'illustre Mario Gemmellaro sull'eruzione del 1809, da me
trascritta sul portafogli; ma non c'è tempo da perdere, e si muove
per Mascalucia (altitud. 413 m.), Torre del Grifo (altitud. 530 m.).
Da qui ci é dato scorgere il piccolo campo di Pampìu - luogo
memorando per la tradizionale leggenda de' fratelli Pii: Anfinomo ed
Anapia, che sfidando la morte salvarono i vecchi genitori dalle
infuocate lave dell'Etna, ed a cui onore fu coniata una medaglia verso
la 75a Olimpiade, come ricorda Tucidide.
Battono le otto e mezzo, si giunge a Nicolosi, villaggio che siede
rilevato sovra un colle che rinfianca l'Etna; crollato alle tremende
scosse della devastatrice eruzione del 1669, cominciata l'otto marzo e
finita il 25 detto mese - Primi alla vista ti si offrono i Monti
Rossi. E con la mente, e con lo sguardo indagatore, seguendo le orride
lave, che ne scaturirono, ti raffiguri quanta vasta e terribile sia
stata quella voragine orrenda, che dalla pianura di San Leo (1)
si aperse verso Monte Frumento!... Ti si richiama al pensiero Fusara,
e le sue quattro voragini!... Nocilla... e i globi di tetro fumo, e i
sassi infuocati, che a sterminata altezza si alzavano dalla terra ivi
squarciata, quasi che si avventassero al cielo, piceo di quella folta
nuvolaglia!... Ti raffiguri quell'ampio torrente che investì, e
danneggiò Pedara, Mompelieri, Nicolosi, Guardia, Malpasso (2),
Camporotondo, S. Pietro, Misterbianco, S. Giovanni di Galermo, Plachi,
Mascalucia, Tremestieri, ed un lembo della Città di Catania dalla
parte occidentale, distruggendovi trecento case, varie chiese, cinque
baluardi, le esterne fortificazioni del Castello Ursino, il Cerchio
Massimo, l'Anfiteatro, la Naumachia, i trentasei canali che irrigavano
il lido!...
Le materie slanciate formarono quei due monti gemelli che s'alzano a
N. O. del villaggio, e che dal color dell'arena presero il nome di
Monti-Rossi; la cui base gira quattro chilometri, e la cui altezza é
di circa centoquaranta metri - Su quel cratere si trovano tufi di
vario colore, e i nitidi cristalli di augite nera!
E rividi con gioia quei monti gemelli, che visitai un giorno in
compagnia del mio maestro Prof. Macaluso.
Nicolosi é giustamente orgogliosa di aver dato i natali alla
benemerita famiglia Gemmellaro, Tomaselli, Calvagni!.
Siamo già a 619 metri di elevazione.
È tutto terreno vulcanico quello che abbiamo percorso - Sono lave
addossate a lave; que' monticelli in cui ci siamo imbattuti lungo la
via non sono che spenti crateri! Il tempo ha terrificate quelle ignee
materie vulcaniche, e su quel suolo fertilissimo ora alligna la vite,
verdeggia il limone, l'arancio, l'ulivo, il melogranato, il ciliegio,
il susino, il noce, il castagno, la quercia, il fico, il mandorlo, e
vi si infiorano fragranti d'ineffabile olezzo le squisite mele, e le
saporite pere della Tardaria.
Siamo alalbergo Mazzaglia.
Battono le dodici.
Il termometro segna 30° (centigr.).
I miei diciassette anni bruscamente mi ricordano:
che chi ha bocca vuol
mangiare!...
Io, apparentemente, non me ne dava inteso di
codesto, e stavamene zitto, girovagando per le stanze, a contemplare
sulle pareti de' quadri litografati, che a dir vero fanno ai capegli
con ogni maniera di precetto d'arte.
Che v'ho a dire, colleghi egregi, dopo pochi minuti una nebbiolina
incomincia a velare le mie smorte pupille, e de' miei omerici sbadigli
risuona l'angusta stanza da pranzo! Quando,... o gioia!... si
imbandisce la mensa!...
Sentii slargarmi il cuore!
Sedemmo tutti.
Un silenzio eloquentissimo invade quelle serene regioni,... silenzio
eloquentissimo che solo viene interrotto dal tempestoso picchiare
delle forchette!
- Maccheroni al pomidoro.
- Carne arrosto.
- Pere, pesche, e quattro chiacchiare deliziosissime.....
ecco l'insieme di quel dèjeunner alla forchetta, servito in
tavola da monna cordialità, e da messere appetito, tanto procaccino e
dotto in saporetti da leccardi, che ci avrebbe fatto mangiare il sole
lesso o arrosto!...
Intanto sulla soglia della porta ci si presentano, ritti come fusi,
tre guide - gente che mette la vita a ventura di chi la paga per sole
lire dieci.
Le bestie che ci si danno a vettura sono de' gagliardi muli.
Il direttore mi addita di inforcarne uno balzano.
Avanti!... Avanti!... Fu da tutti un sol grido - Avanti alla
montagna!...
E tutti unitamente allegri e chiassosi movemmo per Ferrandina sotto
l'ardente sferza del sollione!
Pareami, proprio ch'io estuassi di febbre.
Lasciammo a dritta San Nicolò, un tempo ricca proprietà degli
ex-Cassinesi, e difilati entrammo nella regione boschiva!
E i boschi? e le annose querce? e i pini che a dir di Buffon formavano
un incantevole collare di verzura al canuto capo del magno vulcano,
ove se ne scomparvero?
Oggi non ti é dato vedere che i nuovi castagneti di Ferrandina,
microscopica parodia della grande foresta d'un giorno! Oh!... se mi
fosse dato alzare alto la voce! la rivolgerei verso Montecitorio
sclamando: O semidei!... datevi intesi... fatevi vivi su questo ramo
interessantissimo di pubblica amministrazione. Non sono forse i boschi
materia imponibile?
Lasciando a destra il Fusara non ti é dato più vedere delle piante
d'alto fusto; solo la pallida ginestra, le felci, la santa spina!...
Si sosta a Ferrandina o Casa del Bosco - (altit. 1285 m.) - Ci
si provvede di carbone e d'acqua.
Lungo la via in salendo ti é dato rilevare la topografia di gran
parte di quella grande curva ellittica di piccole montagne ed alti
colli, che da Taormina gira per le alture di Malvagna, Roccella,
Placa, Centorbe, Iudica, Ramacca, Militello... e da Lentini pian piano
depremendosi mette capo a S. Croce.
È sopra questa grande base (3) che si estolle
gigante con la figura di un cono il vecchio vulcano il cui cratere
giace fra il 37°, 38 di latitudine, e il 32°, 33 di lungitudine.
Quasi in mezzo ad una nube scorgi lontan lontano ad occidente la rupe
di Paternò, su cui si erge la vetusta torre normanna! e se volgi lo
sguardo a sinistra, ti si offre quell'altra di Motta Sant'Anastasia
pure di lave basaltiche. Queste rupi s'innalzano sole dal suolo
nettunico e senza appendici che le congiunghino all'Etna - L'illustre
Gemmellaro, crede: che il materiale euttato di queste rupi siasi fatto
strada in mezzo alla formazione nettunica, quando non era stata
peranco logorata e tratta giù dal ritiro delle acque, e dagli
scavamenti prodotti in seguito da' torrenti - e se appunti lo sguardo
su quei terreni di grès e d'argilla tu li vedi in parte ricoperti
dalle lave dell'Etna.
Quì, alla Casa del Bosco, la carovana fa una sosta di cinquanta
minuti. Poscia riprende l'erta montagna alla volta della Casina
Inglese.
Il sole cadente ci saluta d'un ultimo raggio,
Sfiora l'eccelsa vetta
Con la pietà d'un fuggitivo amante
Il sol che
muore!!...
mentre ad oriente sorge pallida e maestosa la
luna dalle cerulee acque del Mediterraneo:
Chiusa in vel di puro argento
Occhio e amor del firmamento
Tu mi allegri, e m'impauri
Di tua gelida beltà!...
Quella luce che sfugge per quei gioghi
alpestri ti addita: che lassù non v'ha dolori da far crescere!
Quella solitudine incomincia a diventar solenne!
Il neo-alpinista, suo malgrado, smette dalla ilarità consueta, e si
raccoglie in una dolce melanconia!...
Su quella strada cupa e dirotta non s'ode, nè una voce, nè uno
stormir di fronda - Quel misterioso silenzio, per quei muti colli
viene solo interrotto dallo scalpitìo delle vetture, e dalla voce
minaccevole e rude del mulattiere, che rincora ed incìta quelle
povere bestie al faticoso e ripido cammino, che s'inerpica sempreppiù
per l'erta.
Si battono le lave del 1537.
Finalmente dopo quattro lunghe ore si giunge alla Casa Inglese eretta
nel 1811. - La più elevata in tutta Europa!
Siamo a piè del gran cono. Nel limite superiore del piano del Lago.
A nord, alla distanza di circa 20 metri, si osservano ancora i ruderi
della casa di rifugio eretta nel 1805 a spese del Benemerito geologo
Mario Gemmellaro.
Siamo già a 2957 metri di altitudine.
La casa Inglese consta di tre stanze - disposte in fila.
È alta in media cinque metri, e lunga venti.
Alla parte posteriore vi si addossa una stalla.
Durante lo inverno resta sempre sepolta sotto la neve.
Lo ingresso é aperto nella stanza di centro, le altre non hanno che
una finestra per ciascuna.
Poche sedie malandate - due tavoli - dei pagliericci: ecco tutti i
mobili, le masserizie, gli arnesi e le suppellettili, che arredano
quell'erme stanze!
Il termometro, dentro, segna due gradi sopra lo zero
Per me il freddo é sensibile - perché molestato dell'appetito, per
non dirmi rifinito della fame!
Si accende un fuoco, che scoppietta allegramente, su d'un alari di
pietra, e rifà la gagliardìa smarrita d'alcuni alpinisti, che
soffrono il mal di montagna.
Fuori, alla Torre del Filosofo, havvi chi accende, de' fuochi di
Bengala. (4)
Si cena, e sempre alla fourchette!...
Si chiacchiera alquanto, finalmente si prende ad unanimità la
deliberazione di andare a dormire!... Eroica deliberazione!!...
Non mi sto a dirvi quel che accadde dopo d'aver io posata la testa sul
duro pagliericcio!... Dicono alcuni: che é proprio una delizia
riposare la testa sul guanciale di casa, dopo lunga assenza; io questo
non l'ho provato mai, però posso attestare solennemente, che la
tegola di terra cotta posta a tal'uopo sotto il pagliericcio seppe
così bravamente conciliarmi il sonno, ch'io non mi destai se non
quando alle 2 ½, la voce del direttore battè la sveglia, e ruppemi
l'alto sonno nella testa!
De' nostri alpinisti àvvene alcuno un po' scolorito dalle inquietezze
della nottata perduta.
Alla Montagna! scalma il direttore. Si parte pel gran cratere!
La voglia é pronta, e le gambe son leggere.
Ci precedono le guide.
I pallidi riflessi della luna rischiarano il sentiero, che s'inerpica
ripidamente.
Quì la rugiada del mattino non irrora il calice di alcun fiore!...
quì non si trovan vestigia di alcuna vegetazione!... siamo nella zona
terminale o deserta! Se ti è dato di tirare un passo innanzi, ne
sdruccioli due indietro!... si sosta spesso, e la lena è affannata!
Però, gente allegra Iddio l'ajuta...
Urrah!... Urrah!... Siam giunti!!...
Viva noi!... che senza cedere ad un sol momento di stanchezza
guadagnammo in poche ore l'eccelsa cima della colonna del cielo
(Altit. 3317 m.).
O dolce aurora sparsa di rose
Tu svegli e baci tutte le cose!...
Spettacolo immenso ed ineffabile!
Monti intentati, erte scoscese, abissi profondi, ripide
balze, cupi burroni, sterminate pianure, arene deserte, convalli
secrete, campi di lapilli, spaventevoli voragini, crateri spenti,
dirupi inaccessibili, pareti a picco, crepacce orrende, creste
dentate, caverne, dossi, spalti, aguglie, baratri... solitudine!...
Giù... giù... per la regione piedimontana ti si offrono
alla vista: fiorite costiere, poggi ridenti, amene colline, verdi
prati, oliveti dalla folta chioma, annose quercie!... In fondo in
fondo la cerulea marina che stringe mollemente in frastagliati seni la
fatata isola del sole! Qua e là sparsi per l'ampio orizzonte i più
incantati paesaggi - Sottesso ai piedi sorge ridente la città del
fuoco (5)... Catania! la inclita patria de'
fratelli Pii!!
Il doloroso
Incalzar de' ricordi allor percuote
Il mio misero spirto!...
Quante memorie!... I Sicani che
fuggono spaventati dalle tremende eruzioni!... Teocle, Stesicoro,
Gallippo, Gerone, Nicia, Dionigi il vecchio, Mamerco tiranno, le
depredazioni degli antichi e de' nuovi Verri e la Statua di
Cerere-Seleuro il predone, il figlio dell'Etna, Teodorico, Belisario,
i Goti, i Saraceni, Giorgio Maniace, Ruggiero, Enrico Sesto, Carlo d'Angiò,
Federico, Pietro Secondo, la regina Giovanna, Blasco d'Aragona, Artale,
Bianca, Re Alfonso, Gusio, Vittorio Amedeo; la peste, le guerre
intestine, le inondazioni, i tremuoti (6), la
carestia, le cospirazioni, gl'incendi del barbaro furore de' suoi
tiranni:
e vincitrice o vinta
O bella patria mia sempre in servaggio!
Le sue alte cupole torreggiano
avvolte in un diafano velo di vapori, indorato da' primi raggi del
sole!...
O sole, eterno
Occhio di Dio, che di calore e
luce
Un torrente vivifico
diffondi
Su tutto l'universo, io ti saluto!
Alfin tu splendi, o sole, o del creato
Anima e vita, immagine
sublime
Di Dio, che sparse le tua faccia immensa
Di sua luce infinita!
Oh!... il sole!... Pari è alla vista d'un
vulcano che si apre in mezzo alle acque; pari allo incendio di una
grande foresta!...
Mentre tutto giace nell'ombra, al suo apparire sull'orizzonte tu vedi
dall'opposto lato proiettarsi immenso lo spettro del gran monte!...
Panorama sublime!...
Cento poeti l'han descritto, ma non valse alcuno a ritrarlo di
naturale!... La favola de' giganti, il fulminato Encelado, i Titani,
Ulisse e Polifemo, Plutone, Cerere, Proserpina, Vulcano, Aci e
Galatea, i Ciclopi! i ricordi di Higinio, di Silio Italico, di
Lucrezio, di Plinio, di Tucidide, di Diodoro, di Pindaro, del
Mantovano Poeta, di Cornelio Severo... non ti si presentano alla mente
che pallide ed infelici figure da retori!...
E quando...
Tu volgi intorno attonito lo sguardo
E quasi a te non credi; anzi talora
Il ver sogno ti sembra.......
ad oriente ti si offre alla vista una estesa
vallata scema... uno squallido abisso ove regna lo squallore, il
silenzio... la morte!... e giù... giù a sublime contrasto
lussoreggiano le fertili pianure di Mascali, del Feudo, di Giarre, di
riposto, del Carpinato in cui estolle della folta chioma il superbo
castagno de' cento cavalli! Questo orribile barranco... questo
vasto avvallamento, che si diparte da sopra i colli di Zaffarana e di
Milo, di Annunziata e di Giarrita, è la VALLE DEL BOVE!...
Essa ha per limite meridionale la Schiena
dell'Asino, le Serre del Solfizio, di Calanna e Cassone; per
settentrione le Concazze e le Finaite, per ponente il balzo del
Trifoglietto, la Montagnola, il margine del piano del Lago e la base
dell'ultimo cratere dell'Etna; per levante i colli di Fiore di Cosimo,
e Monte Caliato, e le alture di Milo; pareti a picco da 700 a 1000
metri d'altezza!
Io certamente non mi ho l'ardimento di descrivere quel vasto
anfiteatro di tredici o quattordici miglia di circonferenza, nè di
rilevarne le condizioni topografiche e geognostiche. Ci si afferma da
dotti geologi che questa estesa voragine fosse lo inabissamento del
cono dell'Etna da cima a fondo!... uno squarciamento come il barranco
dell'Isola di Palma o lo sventramento del Papandayang dell'Isola di
Giava.
In fondo alla valle, fra le tante eruzioni, ti è dato scorgere quella
famosa e terribile del 1852 (20 agosto). Una corrente di lava nera,
aspra, irta di punte, che percorse sei miglia, con la larghezza di due
miglia, e lo spessore di 64 metri circa! Essa si arresta alle prime
case di Zaffarana, ameno e ridente villaggio sul versante orientale
dell'Etna, e quasi ripiegando sopra se stessa si rialza terribile a
minacciarne la devastazione e la strage!!!...
Non meno imponente al certo si presenta la lava che dallo squarciato
suolo di Monte Frumento fu eruttata nel gennaio del 1865! Per quanto
ce ne ricorda l'illustre geologo Prof. Silvestri (7)
a cui mi legano sensi d'indelebile riconoscenza per quello amore che
seppe ispirarmi allo studio delle scienze naturali sin dalla mia
fanciullezza; - quel fiume di fuoco in due giorni giunse a percorrere
sei chilometri sopra una larghezza di uno o due, con lo spessore medio
di dieci metri. - Seguendo con lo sguardo quella nera lava tu la vedi
imbattere nel Monte Stornello... nè potrei dirvi dippiù egregi
colleghi poichè in quell'ora stessa una densa nube s'era posata in
dosso a quel monte, nè più mi fu dato seguire il corso di quella
eruzione!...
Girando poi ad oriente lo sguardo tu scorgi la rupe di Aci Castello,
le sue colline di Basalto, gli scogli de' Ciclopi, Trezza!... Verso
nord le isole Eolie, l'estinto cratere di Vulcano, ricco museo di
minerali e di roccie pirogeniche, nonchè l'ardente cratere di
Stromboli.
Egregi Colleghi,
Chi varrà a descrivervi il corso delle diverse lave, che dalla cima
del grande Vulcano, e dagli innumerevoli crateri estinti vi si offrono
confusamente allo sguardo da quella eccelsa altezza, e che le une si
sovrappongono, o si addossono alle altre? Nol saprei, nè il potrei,
poichè mentre erami assorto in quel sublime spettacolo, una voce mi
desta da quel sogno incantevole!
L'ora è tarda!... scamasi d'alcuno.
È uopo che si facci ritorno!
Fronte indietro... e via per la china della montagna...
Non si discende... ma si precipita... Quella via che per batterla non
bastano che lunghissime ore, si percorre da noi in un baleno!
Nè mi sto a divisarvi alla minuta il nostro ritorno in Catania - mi
attengo alla promessa fattavi d'esser breve, nè vi terrò a disagio
più lungamente - però, accomiatandomi da voi, che benevolmente avete
voluto ascoltarmi, vi dico solo, che tutti salimmo col sorriso sulle
labbra, e che tutti ritornammo stretti d'un nuovo vincolo fraterno, e
direi ribattezzati allo stesso fonte di purissima luce!... Sì, è
proprio vero, a quelle grandi altezze si sublima l'animo umano!... E
se in voi si desterà un giorno il desiderio di ascendere in quella
canuta vetta non posso augurarvi di meglio che di avervi compagni pari
a quelli che allietatono la nostra ascensione del 6 agosto!...
Sebastiano
Speciale
Documento gentilmente segnalatoci dal sito
Trekking Trinacria http://members.xoom.it/trekk_trin
Foto di Salvo Caffo, Salvo Garbato,
"Catania per te"
(1) Volgarmente detto San Liu.
(2) Oggi Belpasso.
(3) Secondo le recenti misure dello Stato Maggiore
Italiano, il diametro della base misura circa 16 volte l'altezza
calcolata 3317 m. essendo la circonferenza del cono alla base di 87
miglia geografiche di 60 al grado.
(4) Della Torre del Filosofo non restano che pochi
ruderi. Chi la disse un tempio a Giove Etneo, chi a Vulcano; a taluno
parve un vasto sarcofago, altri finalmente la riconobbe per la casa
dove Adriano posò, quando fece la salita sul cratere. Un'antichissima
tradizione, accolta anche da' greci nostri padri, la disse specola
d'Empedocle, che morì gettandosi nelle voragini ardenti del vulcano
per farsi credere un Dio, e poi le lave rigurgitando una pianella di
bronzo n' abbiano svelata la fine.
(5) Gli antichi chiamarono Etna la città di
Catania.
Indietro
(6) Violenti furono i tremuoti avvenuti in sicilia
nelle eruzioni del 1536, 1537, 1566, 1579, 1603, 1614, 1633, 1634,
1635. La famosa eruzione del 1669 fu accompagnata da scosse di
tremuoti - lo furono anche quelle del 1682, 1702, 1727, 1732, 1735,
1780, 1809. Ma il più terribile di tutti fu quello del 1693.
Indietro
(7) Chi si abbia vaghezza di conoscere la storia di
quella grande eruzione potrà appagarne il desiderio leggendo la dotta
monografia del Prof. Cav. O. Silvestri: << I fenomeni vulcanici
presentati dell'Etna nel
1863-64-65-66, considerati in rapporto alla grande eruzione del 1865.
>>
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