Il paesaggio etneo è caratterizzato dalla presenza di centinaia di coni vulcanici secondari o avventizi, antichi testimoni delle trasformazioni operate dall'incessante attività vulcanica al territorio.
L'apertura
di bocche periferiche che si aprono ad intervalli irregolari lungo i
fianchi del complesso edificio vulcanico dell'Etna, anche a quote molto
basse, in prossimità del limite tra la copertura vulcanica e le
formazioni sedimentarie (Mojo alcantara, Gravina di Catania),
ha dato origine alla caratteristica diffusa presenza di questi coni di
scorie, ceneri, lapilli, blocchi e bombe vulcaniche, sparsi in maniera
disomogenea sui fianchi del Vulcano. Essi rappresentano i punti di
emissione di prodotti vulcanici esplosivi e/o lava, generalmente attivi
esclusivamente durante un'eruzione.
Le aree di maggiore addensamento sono nell'alto versante nord-orientale, tra i 1500 e 2400 m. slm; nel versante meridionale, tra i 1000 e 2700 m. slm; nel versante occidentale, tra i 1700 e 2500 m. slm; nel versante sud-orientale, tra i 400 e 1700 m. slm; nel medio versante nord-occidentale, tra i 700 e 2300 m. slm; nel settore orientale (Valle del Bove). La
grandezza e le caratteristiche morfologico-strutturali, dipendono da
numerosi fattori, tra i quali prevale l'indice di esplosività di
un'eruzione. Questi apparati variano da forme tronco-coniche più o meno
regolari incise alla sommità dalla depressione craterica, a rilievi a
pianta semilunata ampiamente aperti in corrispondenza della colata
lavica emessa.
I meccanismi deposizionali che caratterizzano i singoli strati che costituiscono un cono di scorie sono, essenzialmente, la caduta ed il rotolamento di grossi frammenti balistici, ed il riaggiustamento per flusso granulare lungo il pendio di scorie accumulate per caduta che tendono a raggiungere un angolo di riposo di circa 33°. Nella parte bassa delle fratture eruttive l’attività esplosiva può determinare la formazione di piccoli conetti di scorie saldate, alti pochi metri, detti Hornitos (dallo spagnolo: fornetti).
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