Vulcanologia

 Gli apparati secondari o avventizi e gli Hornitos


 Il paesaggio etneo è caratterizzato dalla presenza di centinaia di coni vulcanici secondari o avventizi, antichi testimoni delle trasformazioni operate dall'incessante attività vulcanica al territorio.

L'apertura di bocche periferiche che si aprono ad intervalli irregolari lungo i fianchi del complesso edificio vulcanico dell'Etna, anche a quote molto basse, in prossimità del limite tra la copertura vulcanica e le formazioni sedimentarie (Mojo alcantara, Gravina di Catania), ha dato origine alla caratteristica diffusa presenza di questi coni di scorie, ceneri, lapilli, blocchi e bombe vulcaniche, sparsi in maniera disomogenea sui fianchi del Vulcano. Essi rappresentano i punti di emissione di prodotti vulcanici esplosivi e/o lava, generalmente attivi esclusivamente durante un'eruzione. 
Talora dalle dimensioni imponenti (Monte Frumento delle Concazze, Monti Centenari, Monte Spagnolo, Monte Maletto, Monte Minardo, Monte Ilice, Monti Rossi, Monti Silvestri) o costituiti da modesti baluardi di scorie saldati, isolati oppure allineati lungo fratture eruttive, sono generalmente monogenici e si formano nel corso di eruzioni subaeree di tipo stromboliano (eruttivo-esplosive) - della durata variabile da poche ore a qualche giorno, sino a diversi mesi o addirittura, in casi eccezionali, anni- in seguito all'accumulo di materiale piroclastico messosi in posto secondo traiettorie balistiche nelle immediate vicinanze del centro di emissione.

Le aree di maggiore addensamento sono nell'alto versante nord-orientale, tra i 1500 e 2400 m. slm; nel versante meridionale, tra i 1000 e 2700 m. slm; nel versante occidentale, tra i 1700 e 2500 m. slm; nel versante sud-orientale, tra i 400 e 1700 m. slm; nel medio versante nord-occidentale, tra i 700 e 2300 m. slm; nel settore orientale (Valle del Bove).

La grandezza e le caratteristiche morfologico-strutturali, dipendono da numerosi fattori, tra i quali prevale l'indice di esplosività di un'eruzione. Questi apparati variano da forme tronco-coniche più o meno regolari incise alla sommità dalla depressione craterica, a rilievi a pianta semilunata ampiamente aperti in corrispondenza della colata lavica emessa. La forma di questi edifici, in pianta, è approssimativamente circolare o, talora, allungata se l'attività che ne determina la formazione si protrae nel tempo, con il centro di emissione che migra lungo una frattura. Il Cratere sommitale dei coni, generalmente di forma semisferica, presenta un diametro mediamente pari al 40% del diametro di base. Quest'ultimo può variare da 0.25 a 2.5 Km. Con una media di 0.9 Km. L'altezza dei coni di scorie generalmente non eccede il 18% del diametro di base (Wood, 1980).

 I meccanismi deposizionali che caratterizzano i singoli strati che costituiscono un cono di scorie sono, essenzialmente, la caduta ed il rotolamento di grossi frammenti balistici, ed il riaggiustamento per flusso granulare lungo il pendio di scorie accumulate per caduta che tendono a raggiungere un angolo di riposo di circa 33°.

Nella parte bassa delle fratture eruttive l’attività esplosiva può determinare la formazione di piccoli conetti di scorie saldate, alti pochi metri, detti Hornitos (dallo spagnolo: fornetti).


Foto di  Salvo Caffo e Luciano Signorello