La Pallavolo 

Un passato da scudetto con la Paoletti
 

LA PAOLETTI 1977/78

in piedi da sinistra: il medico Castro, Cirota, Mazzoleni, Mazzeo, l'allenatore Pittera, il d.s. Abramo, Scilipoti, il vice allenatore Cuco;
in ginocchio da sinistra: Koudelka, Greco, Nassi, Alessandro, Concetti, il massaggiatore Pallotta  

 


La pallavolo a Catania ha radici molto forti. Sin dai suoi albori sono stati ottenuti grandi risultati e nelle squadre che hanno rappresentato la città hanno militato atleti e tecnici di notevole valore, che tanto hanno dato alla pallavolo nazionale:
   

ricordiamo Risina; il compianto prof. Abramo, grande maestro di volley, che è stato un esempio per i giocatori che si sono formati atleticamente nella sua scuola; la prof.ssa Pizzo che ha lasciato dietro di sé una grande traccia con le figlie Tiziana e Donatella, indimenticabili atlete della Torre Tabita in serie A; i fratelli Paolo e Carmelo Reale apprezzati atleti e valenti tecnici; il valido prof. Rapisarda che nell'anno 75/76 portò il Cus Catania nell'olimpo del volley in Serie A, grazie ad atleti del calibro di Barchitta, Castorina, Elia, Mazzerbo, Ninfa, Patti.  

Il sogno durò un solo anno ma si gettarono le basi per il futuro scudetto conquistato nell’anno 77/78: un vero miracolo compiuto grazie alla competenza del grande Carmelo Pittera.

Il campionato in quegli anni aveva fatto diversi esperimenti: la serie A era passata dalle 14 squadre degli anni 73/74 e 74/75, a 16 squadre nel 75/76, a 24 nel 76/77, per ritornare a 12 nel 77/78; poi fui sdoppiata in A1 e A2.

Lo scudetto, dicevamo, scende per la prima volta al sud nel 77/78: la Paoletti di Carmelo Pittera ottiene una vittoria storica che fa letteralmente impazzire la città di gioia.

Al Palazzetto di Piazza Spedini ogni partita diventa più intensa, sabato dopo sabato e il tricolore più vicino. Quell'anno lo scudetto arriva con largo anticipo sul previsto: su 22 partite la Paoletti ne perde solo una a Torino con la famosa Klippan di Lanfranco e chiude la stagione con otto punti di vantaggio sulla Federlazio, allora campione uscente.

La squadra gioca con un modulo spettacolare: in regia il ceco Koudelka e il catanese Toni Alessandro, con speciali compiti offensivi; al centro Concetti e Fabrizio Nassi, di mano l'indimenticabile Nello Greco, soprannominato "la pulce dell'Etna", con un’elevazione m. 1,20 e l'altro siciliano doc Antonio Scilipoti. Appena la città ha sentito il traguardo vicino si è mobilitata con una massiccia rappresentanza di pubblico.

Quell'anno magico l'Italia partecipa ai mondiali. Viene scelto come allenatore Carmelo Pittera che prende il posto di Shorek della Panini Modena. Per i mondiali vengono convocati Alessandro, Concetti, Greco , Nassi e Scilipoti della Paoletti, Di Coste della Federlazio, Innocenti e Lazzeroni del Pisa, Di Bernardo, Negri Dall'Olio e Lanfranco. L’Italia arriva ad un passo dall'oro nell’indimenticabile partita con Cuba, persa di misura, e conquista l'argento, certo con una punta di rammarico.

Dopo un altro anno di grande volley la squadra assume la denominazione di Torre Tabita (80/81) e di Pallavolo Catania (81/82), che retrocede in A2 . Poi il ritorno in A1 nella stagione 85/86 con la denominazione di Acqua Pozzillo Catania alla cui guida ottiene prestigiosi risultati un tecnico bravo e apprezzato dal mondo del volley: Niki Lo Bianco. La squadra formata da Badalato, Ninfa, Dall'Olio, Scilipoti, Squeo,Wagner si piazzerà a metà classifica e negli anni a venire, fino al 91/92, conserverà sempre un posto nell'olimpo dell'A1. Si alterneranno dei bravi giocatori, tra cui Conte, Kantor, Mantovani, M. Ninfa, Castagna, Arcidiacono , La Rocca, Vivenzio, Smario e l'argentino Ribeiro , atleti che hanno dato tanto lustro alla città. I prodotti del vivaio catanese dell'epoca sono a dir poco eccezionali si chiamano Castagna, Ninfa, Rocca, che seppero scaldare il cuore dei loro tifosi.

Purtroppo il volley moderno oltre che un bel gruzzolo di miliardi presuppone organizzazione, idee chiare, un apporto incondizionato di manager e dirigenti lungimiranti. La squadra adesso ha bisogno di essere riedificata su basi solide e con forze fresche, oltre a ricostruire un grande vivaio che possa far nascere sotto le radici dell'Etna i nuovi Greco, Alessandro, Castagna che potrebbero far spiccare quel salto che la tifoseria attende.

 

Raffaello Brullo