Appunti    

 

 

Il teatro dei Ventimila



Chi si ricorda più , fra i catanesi, del “Teatro dei Ventimila”? Intorno agli Anni ’40, fra il ’38 e il ’39, in quel teatro si tenne una stagione operistica all’aperto: già, perché il suddetto teatro era in realtà lo Stadio di Cibali. Certamente pochi catanesi lo ricorderanno poiché da allora non ne ho mai sentito neanche un accenno. Eppure in quegli anni vi si tenne, almeno per quanto ne ricordo, una stagione lirica.
Ero una bambinetta ma già frequentavo il Teatro Massimo Bellini con il mio padrino, l’onorevole , anzi ex onorevole, avvocato Luigi Macchi, un principe del Foro catanese assieme all’avv. Castiglione ed all’avv. Albanese. Ho precisato ex perché aveva fatto parte dell’Aventino come esponente del Partito Socialista di Turati e quindi era stato dichiarato decaduto da Mussolini.
Ma torniamo al “Teatro dei Ventimila”, cioè lo Stadio di Cibali che, in quegli anni, era fuori città dato che questa terminava in piazza Santa Maria del Gesù e all’Ospedale Garibaldi. Oltre questo termine si estendeva una vasta zona di villette di villeggiatura, di giardini, orti e vigneti ( molto noto allora il vino della Susanna)
Per raggiungere lo Stadio, trasformato in teatro, mio zio prendeva una carrozzella a nolo, a quel tempo le auto erano una rarità e solo le famiglie nobili avevano le carrozze di famiglia.
Di tutte le opere a cui assistetti, mi ricordo una in particolare che mi è venuta in mente in questi giorni avendo letto sul quotidiano catanese di una esecuzione di un Requiem di Giovanni Pacini e così mi sono ricordata di una sua opera, rarissima, che fu messa in scena proprio al “Teatro dei Ventimila” in quegli anni. Era “Saffo” con una famosa soprano dell’epoca, Iva Pacetti e il tenore, se non ricordo male, Gaetano Gallo. Di quell’opera ricordo solo una scena, credo fosse alla fine, della protagonista sopra un alto scoglio che canta il suo disperato amore non corrisposto.
Rividi il tenore qualche giorno dopo dato che mio zio, abitualmente, invitava alla sua tavola i cantanti che venivano a Catania e dalla sua casa passavano i più noti, da Maria Caniglia a Gina Cigna ( di cui , seppi molti anni dopo era stato “caro amico”), da Tancredi Pasero a Titta Ruffo di cui ricordo la poderosa corporatura e un vistoso collo di astrakan su cappotto, da Gianna Pederzini ( la prima di una lunga serie di “Carmen” cui ho assistito negli anni seguenti) a Lina Pagliughi in una delle sue ultime apparizioni pubbliche per via della sua … stazza.
Sono ricordi lontani di una Catania che poi fu inghiottita dalla cementificazione e “Il Teatro dei Ventimila” è stato soffocato.