Appunti di viaggio    

 

 

Perché l'aborto

 


La richiesta di moratoria per la vita presentata da Giuliano Ferrara ha suscitato – più che un dibattito – un vero e proprio vespaio mostrando ancora una volta come sia, quello dell’aborto un nervo scoperto soprattutto delle donne. Ed è questo che mi ha sempre lasciata perplessa fin da quando fu approvato il relativo referendum. Cercherò di chiarire le mie perplessità.

Mi domando: perché le donne difendono con tanto accanimento una pratica mostruosa che rimane tale anche se legalizzata? Se questo poteva avere una giustificazione fino a cinquanta-sessanta anni fa, che senso ha oggi dopo l’introduzione della pillola anticoncezionale, la massiccia informazione dei vari metodi per prevenire una gravidanza indesiderata.

E se si ritiene che non ci sia abbastanza informazione, che ci si batta per farla e non per difendere un abominio legalizzato che, semmai, potrebbe essere difeso in caso di stupro ( ma ci sarebbe sempre la pillola del giorno dopo).

 

Ma c’è un altro motivo che mi ha sempre schierata contro l’aborto e cioè che questo colpisce ancora una volta la donna e libera invece l’uomo da ogni responsabilità. Sfido qualsiasi donna che abbia abortito – legalmente o clandestinamente – a dire di averlo fatto a cuor leggero e di non avere avuto mai un rimorso. L’aborto è sempre un dramma per una donna che sia degna di questo nome e sostenerne la legalizzazione è un ribadire catene secolari mentre l’uomo se ne lava le mani: ha il suo piacere e per il resto se sbrighi la donna. E per restare in un campo di scontri vorrei pure affrontare un altro tema che mi suscita perplessità ( scusate la ripetizione ma alla mia età si è portate più a meditare che ad agire) e mi riferisco alle alte proteste da parte dei cosiddetti “laici” ( ma chi non è prete non è sempre un laico?) sulle ingerenze della Chiesa e in particolare il Papa nella vita dello Stato.

 

Ritengo che, se c’è – e credo che ci sia fino a prova contraria – libertà di parola, ognuno possa esprimere la propria soprattutto per la Chiesa nel campo della morale, la Chiesa che è, per sua missione, guida per milioni di persone. Ma non è la suddetta protesta che mi rende perplessa quanto il contemporaneo permesso accordato ai rappresentanti islamici che lanciano anatemi dall’Italia e da oltre confine contro l’Occidente. Nessuno di questi “laici” ha protestato contro l’assassinio dell’olandese van Gogh, contro l’anatema ai vignettisti danesi, contro quel professore francese sospeso e allontanato dall’incarico perché aveva osato stigmatizzare certi comportamenti islamici. Costoro possono pretendere la rimozione del Crocefisso, definito “un cadaverino appeso” , possono costruire moschee su suolo comunale cortesemente concesso dalla giunta bolognese, possono pretendere che le loro donne vadano col burka, possono starnazzare contro una dotta lezione del Papa e i nostri “laici” zitti e mosca. Mi pare evidente che siamo in presenza di due pesi e due misure e che la tanta sbandierata “laicità” sia in sostanza la riedizione del vecchio anticlericalismo. Per di più ammuffito.