La Chiesa e gli ebrei
durante la guerra
Giunta
al capolinea della mia vita (ho 93 anni), prima che se ne perda il
ricordo, voglio rievocare quello che mi narrò un sacerdote di Assisi,
Don Brunacci, riguardante l’atteggiamento della Chiesa verso gli Ebrei,
durante la guerra del 43/45 trovandomi io nella cittadina Umbra nei
lontani anni 80. Questa la sua rievocazione: “Il Vescovo di Assisi,
dopo l'8 settembre, intensificatasi la caccia agli Ebrei da parte dei
naz-fascisti, diede disposizioni che si nascondessero gli ebrei che
avessero chiesto asilo, nei monasteri femminili donne e bambini, e nei
monasteri maschili uomini e ragazzi. Così fu fatto ma sorse subito un
grosso problema: quando si fosse verificato un decesso, considerando
anche che c'erano dei vecchi, come non farsi scoprire dai nazifascisti
attraverso i loro nomi sulle lapidi? E qui viene il bello! Fu deciso che
sulla lapide fosse inciso un nome di fantasia ma “ariano“ e in fondo
alla lastra fosse inciso un piccolo segno (un triangolo, un quadratino,
una crocetta, etc.) a seconda che si trattasse di un uomo, una donna, un
bambino etc.; e tale segnale venivano poi trascritto in un quaderno che
la madre superiore o il priore teneva ben nascosto. Finita la
guerra, gli ebrei sepolti ebbero giusta sepoltura e i nazifascisti
furono beffati. Tutto questo per la verità storica prima che se ne
perda la memoria .
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