Il respiro del mare
Avete mai ascoltato il “respiro del mare?” La sua voce? La sua musica?
No, non mi riferisco allo sciabordio stanco sulla battigia, né al
rifrangersi delle onde infuriate sugli scogli.
Il suo respiro è tutt’altra cosa.
L’ho ascoltato a Spalato, in Croazia, lungo il molo durante una
breve escursione col Touring Club di Catania, l’estate appena trascorsa.
Le solite visite ai luoghi più battuti dai turisti: chiese, piazze,
monumenti, musei più o meno interessanti per chi, come me e come ogni
italiano, ha gli occhi troppo assuefatti a questi siti e li trova sempre
inferiori a quelli di casa nostra. Ma, ad un certo momento la guida, un
colto professore di storia d’arte, croato, ci conduce verso il molo a
farci sentire “la voce del mare”. “Figurarsi! – mi dico fra me e me
– come se Catania fosse sulle Alpi e non avessimo mai visto il mare”.
Ma quando giungiamo sul molo, a pochi passi dal mare, un suono mi
colpisce. Un suono mai sentito prima, quasi un respiro ma non di essere
umano o animale, un respiro simile ad una musica, cadenzato, modulato,
continuo.
Eppure il suono è vicino, anzi sembra provenire da sottoterra. Proprio
così. O meglio da una botola rame con dei fori irregolari, rotondi,
oblunghi, triangolari, infissa al centro del molo.
Il respiro del mare esce da là. Il professore ci
spiega che, dopo le distruzioni della guerra in Iugoslavia, quando
incominciò la ricostruzione, l’ingegnere incaricato fece inserire delle
canne di vario spessore e lunghezza sotto il molo così il mare,
rifrangendosi contro di esso, provoca quella musica sconvolgente e
ammaliante.
Credetemi: è una sensazione d’indicibile emozione:
ascoltare il respiro del mare.
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