Giardini di Sicilia
Una
di quelle serate “da lupi”, di quelle che ti fanno sognare un caminetto
e una poltrona dove sonnecchiare al calduccio e invece… Invece esci ben
imbacuccata perché non puoi mancare all’ormai familiare appuntamento con
Antonella Mandalà, responsabile provinciale F.A.I. che, nel caso
specifico ti offre un tema allettante “Viaggio fra i più bei giardini
siciliani fra storia e tradizione”, relatrice la dott.ssa M. Carmela
Vagliasindi. A prima lettura, viene voglia di domandarsi “ma perché,
esistono giardini in Sicilia?” Terra arida e riarsa per antonomasia,
quando si parla dell’Isola si pensa al mare, alle sue stupende e varie
coste, al massiccio etneo che incombe su Catania, al suo interno ricco
di siti archeologici e per andare al “verde” , lo si identifica con
fichi d’India, oleandri, buganvillee, eucalipti e le ormai perdute
palme, corrose dal punteruolo rosso.
Eppure la dott.ssa Vagliasindi ci ha svelato un mondo per molti di noi
sconosciuto, il mondo dei giardini antichi o recenti, lussureggianti o
umili, spettacolari o nascosti alla vista del viaggiatore frettoloso.
Nel vedermi passare davanti agli occhi tutto quel “verde” marcato
Sicilia pensavo ai giardini che avevo ammirato sul lago Maggiore, sul
Garda rimpiangendo di non averne in Sicilia o al Giardino botanico di
Singapore con le sue infinite specie di orchidee e mi sono inorgoglita
al confronto col Giardino botanico di Palermo (che peraltro avevo già
ammirato anni fa) o a quello di Catania e alle sue numerose “succulente”
piante grasse di cui sono un’appassionata.
Mancava in questo viaggio – straordinario e ricchissimo – il giardino
“spirituale” di Rossella Pezzino che ho ammirato lo scorso anno, sempre
grazie al F.A.I. di Catania; giardino che, ai miei occhi,rappresenta un
viaggio dell’anima verso il nirvana.
Ma la dotta e appassionata relazione della dott.ssa Vagliasindi è valsa
pure a farmi guardare con altri occhi il giardino della mia casa al mare
che ho sempre considerato distrattamente dato che, per la mia età, non
vi ho mai dedicato molte cure. Ma ora guarderò diversamente quegli ulivi
centenari dal tronco scultoreo, quell’ampio pino marino che dà ricovero
a tanti uccelli, al lussureggiante glicine che fa ombra ad una scala,
alle tante “succulenti” dalle forme più strane.
Il tempo è fuggito via velocemente e, con un profondo sospiro di
rammarico perché avrei voluto che la conversazione durasse ancora di
più, mi sono accomiatata. Fuori mi aspettava la serata “da lupi”.
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