Appunti  

 

 

Gite scolastiche sì o no?

 


Due ragazzi muoiono durante una gita scolastica e si apre il dibattito: gite scolastiche si – gite scolastiche no.
Ormai in pensione da vari anni, ricordo di avere accompagnato le mie allieve per cinque volte, tre in Italia e due all’estero e precisamente a Parigi e in Austria (Vienna e Salisburgo).
Dopo l’ultima, comunicai al facente funzioni del Preside (in missione fuori sede) che non avrei più accompagnato nessuna allieva fuori dall’istituto.
Mi riferisco agli ultimi anni ’70 e ai primi dell’’80: non c’erano ancora cellulari , né internet o altri simili, lo spinello era ancora poco diffuso fra le allieve, ancora meno droghe e alcool e, nonostante ciò, ne combinavano di tutti i colori. E se ne infischiavano dei musei, delle opere d’arte, di tutto quello che faceva definire quelle gite “d’istruzione”.
Farò qualche esempio: vagavano distratte a Venezia ma quando accennai ai Piombi alle “cinture di castità” si vivificavano: se restavano annoiate al “jeu de Pommes” erano deluse perché i parigini le ignoravano. Di sera, dietro le finestre si mostravano nude se sotto c’erano i ragazzi di altre scuole. A Salisburgo si fecero sorprendere (non le mie alunne!) con le mani nel sacco a rubacchiare sciocchezzuole e il responsabile vice-preside si dovette sorbire l’ironico commento del poliziotto austriaco – Siete proprio un bell’educatore! Complimenti.
Vorrei infine rievocare l’ultimo episodio per precisare quello che viene ritenuto la responsabilità dell’accompagnatore.
A Vienna, l’ultima sera, quattro delle mie allieve, vogliono vedere la città notturna, le altre tre vogliono andare a dormire.
Mi metto d’accordo con una mia collega e le quattro andranno con lei e le tre resteranno con me. A queste do il numero della mia camera per qualsiasi bisogno e, dopo averle lasciate nella loro, vado a letto.
Tutto tranquillo, direte voi. Eh, no. Troppo facile.
A distanza di alcune settimane, le allieve che erano uscite ironicamente commentano la mia soddisfazione per il loro comportamento (non erano loro le ladruncole). Insospettita dai loro risolini, insisto a sapere.
“Certo, professoressa, che x, y. z, quella notte sono andate a letto! Ma nel letto dell’autista!
Rimango senza parole: una di quelle era già fidanzata e pochi mesi dopo si sarebbe sposata!
Domando: cosa avrei potuto fare io, quella notte? Dormire nella loro stanza? Fare la guardia alla porta?
Perciò non colpevolizziamo gli accompagnatori e ripensiamo a queste benedette “gite scolastiche che nulla hanno di istruttivo come ipocritamente vengono definite. I tempi sono cambiati, i giovani hanno la possibilità di viaggiare per conto proprio e lasciamo la responsabilità ai loro genitori.