Appunti  

 

 

I luoghi del cuore
 

Chi di noi – che abbia superato gli “anta” – non ha il ricordo di un luogo particolare dove ritorna con la mente Un luogo si può ricordare con nostalgia, con commozione, con rancore, con dolore a seconda se quel luogo ci ricorda qualcosa di piacevole o doloroso. E quel luogo può essere un monumento un paesaggio, una chiesetta sperduta nella campagna, una baia del mare o un’ansa di un fiume, un castello o una baita. Talvolta col passare del tempo si ritorna in quel luogo e spesso la delusione è tremenda. Quel ricordo è in rovina, oppure rischia di essere come del cemento che avanza come un cancro nelle campagne e nelle coste.
Ed ecco che il FAI corre in soccorso del nostro passato dei nostri ricordi, invitandoci a segnalare un luogo da salvare ed ogni anno qualcosa del nostro passato viene sottratto all’incuria e all’abbandono.
Dopo aver abbondantemente superato gli “anta”: sono molti i luoghi dei miei ricordi, sia vicini che lontani come quella chiesetta tutta di legno che all’alba appariva nella nebbia nel lago di La doga. Ma il FAI mi chiede di salvare un luogo in Italia ed io non mi allontano da Catania: il mio luogo del cuore è il Castello di Aci, il maniero federiciano che sembra affondare le sue radici nel mare a fare da guardia ai Faraglioni di Trezza.
Esso è legato al personaggio storico da me più amato il grande Federico ma è legato anche al mito di Aci e Galatea e ai miei studi ginnasiali. Storia e mito, dunque. E di questo mito raccontai durante una crociera nel Dnepr, una di quelle sere in cui è d’obbligo per i croceristi esibirsi in qualcosa di caratteristico del proprio paese di origine. Tedeschi, svizzeri, olandesi si esibirono in canti popolari ma i pochi italiani, ammettendo di essere tutti stonati, mi affidarono l’ardito compito di recitare una poesia. Io declinai l’invito ( la mia memoria fa brutti scherzi ) e preferii narrare dei miti e leggende. Scelsi quella di Empedocle e il mito di Aci e Galatea. In un italiano scandito per farmi seguire meglio narrai di Empedocle e del suo zoccolo restituito dall’Etna e del mito dei due giovani amanti colpiti dall’ira del Ciclope.
I croceristi – con nostra meraviglia – seguirono con crescente interesse la narrazione, applaudirono entusiasti si complimentarono con me e da quel momento mi salutarono sorridendo mentre fino al giorno prima mi avevano ignorata.
Anche per questo più recente ricordo, designo il Castello di Aci il mio “luogo del cuore”.