Castello di Maniace
Siracusa si prepara a ricevere il G8 dell’Ambiente e perciò è tutta un cantiere per presentarsi nel suo aspetto migliore agli ospiti e peggio per quei malcapitati che devono attraversarla in questi giorni. Per percorrere in auto Corso Gelone ci si impiega quanto per andare in aereo a Napoli, ben 45 minuti! Ma l’appuntamento con la delegata del F.A.I. , la preside Antonella Mandalà, era al Castello Maniace che dal 16 c.m. chiuderà per lavori di restauro e non si poteva perdere la mostra di reperti archeologici proveniente da collezioni private non sempre esposte al pubblico.
Ammiro le vetrine da profana dato che non ho competenza in archeologia, mi soffermo dinanzi alla riproduzione della tela del Caravaggio “La decapitazione di S. Giovanni” nella monumentale sala che fece da scenario per le riprese televisive della fiction sulla vita e le opere del pittore maledetto ma ancora aspetto la maledetta scintilla, quella che scatta per una emozione, per qualcosa di particolare e che rende memorabile un viaggio, una visita, un percorso. Ed ecco che la scintilla scocca, improvvisa, dinanzi all’Ariete, copia di un’opera originale attribuita a Prassitele. E’ al centro di una sala, senza alcun altro manufatto attorno, grande, bronzeo, dai grandi occhi che sembrano volerti comunicare qualcosa, il vello fa venire voglia di toccarlo, carezzarlo, la sua è una posizione di riposo come chi viene da secoli lontani e guarda paziente verso tempi futuri. Con la sua possanza ricorda le immortali pagine dell’Odissea che narrano la fuga di Ulisse dall’antro del Ciclope nascosto sotto l’ariete. Resterei ore ad ammirarlo per la sua perfezione e plasticità ma non si può, bisogna continuare. Per me, è bastato “lui” ad incidere profondamente il senso di quella visita.
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