Il mistero di S.Silvestro
Prima di concludere la nostra rievocazione del ’43 a
Catania con quello che, a distanza di settanta anni è ancora un mistero,
ritorno all’agosto quando, dopo l’arrivo degli Alleati, i Catanesi
cominciano, come lumache dopo il temporale, ad uscire dai loro rifugi.
Poco a poco, riapre qualche negozio, un panificio, una macelleria, un
fruttivendolo, una merceria, un calzolaio.Gli sfollati si affrettano a
tornare in città, timorosi di trovare le case crollate o saccheggiate.
Anche noi rientrammo in città, sempre sul carretto e tirammo un sospiro
di sollievo nel trovare il palazzo indenne. Ma, quale fu la nostra
sorpresa quando vedemmo il palazzo di fronte occupato da truppe alleate.
Scozzesi, precisamente.
Per una ragazzina come me era uno spettacolo straordinario vedere tanti
giovani con il caratteristico gonnellino, io che avevo immaginato i
“figli della perfida Albione” alti e biondi, vedevo invece quei
giovanotti bruni, traccagnotti, con polpacci ben in vista e perennemente
ubriachi, ogni sera.
Ma, per noi, furono una manna dal cielo perché, commossi dalla vista di
mia nipote, appena treenne, e da quella ragazzina emaciata e smagrita
che ero io, cominciarono a portare cibo come da anni non avevamo mai
visto: pane bianco e soffice, riso e marmellate, cioccolata e quel
favoloso “corned beef” che ci ripagò di tanta fame.
E scoprii pure lo “chewing-gum”, la gomma americana. Mia madre, senza
perdersi d’animo, si adattò a lavare i panni ai soldati che, per questo,
ripagavano in natura sfamandoci.
Io li stavo a guardare dal balcone dietro la “cassina”, cominciai a
distinguerli, a riconoscerli.
Passavo così il tempo, rileggendo Salgari e Dumas, le scuole erano
ancora chiuse, le mie amiche ancora sfollate, non mi restava che
osservare “gli invasori”. Ero ancora nell’età dei sogni ad occhi aperti
e se i miei eroi erano stati gli attori e i protagonisti di romanzi,
Yanez o il visconte di Bragelonne , adesso mi trovavo dinanzi a giovani
veri, in carne ed ossa. E trovai il mio “eroe”: uno Scozzese che mi
colpì per il suo viso sempre triste, stava sempre rincantucciato in un
angolo del balcone e, tutte le sere, era ubriaco. Richiamava Sandy,
Sandy Ross.
Poi, un giorno, di colpo vedemmo gli scozzesi scendere per strada,
urlando di gioia: Finish bum, bum, finish bum, bum.
Era l’armistizio. Tutti scesero nelle strade, nelle piazze. “E’ finita
la guerra, è finita. Ora tutti torneranno a casa”
Ma l’euforia durò poco. Come una doccia gelata, arrivò la voce di
Badoglio. La guerra continuava.
L’Italia divisa in due, gli Alleati risalivano lo Stivale fra infinite
difficoltà.
Noi perdemmo la speranza di riabbracciare papà.
Niente notizie, niente sussidi. Mamma fu costretta a vendere i gioielli
di famiglia, poi le pellicce, biancheria del corredo.
Furono tempi ancora duri e se non ci fossero stati gli Scozzesi, avremmo
veramente patito la fame.
Ma anche loro che si erano illusi che la guerra fosse finita ebbero un
amaro risveglio. Da un giorno all’altro, li vedemmo partire per un nuovo
fronte di guerra.
Ed io vidi partire il mio soldatino che, salendo sul blindato mi salutò
con un mesto sorriso.
Chissà cosa ne è stato di Sandy Ross.
Ed ora veniamo al mistero di S. Silvestro.
La vita riprese lentamente a scorrere, le scuole si riaprirono,
frequentavo il IV ginnasio in una casa di via Coppola, ultimo piano –
dove era stata sistemata una parte del “Cutelli”
Era passato il Natale, un Natale triste, arrivavano poche notizie,
sempre difficile approviggionarsi. Era stato veramente per noi un Natale
amaro, dato che a mia madre avevano venduto farina di mandorle amare al
posto di normale farina per pizze.
Per la notte di S. Silvestro, mia madre ricomprò la farina e stavolta
l’assaggiò: era vera farina e preparò le pizze alla catanese con tuma
acciughe e pepe.
Eravamo tutte in cucina a vedere mamma preparare le pizze, scaldare
l’olio e …. Un rombo d’aereo, strano pensammo, da mesi non si sentivano
più aerei, un istante e fu il finimondo. Una bomba, un’altra più vicino
casa nostra (alla fine di quella che allora si chiamava via Asilo S.
Agata), un’altra ancora.
Poi silenzio, un silenzio irreale subito interrotto da urla, vetri
rotti, calcinacci.
Fu l’ultimo bombardamento su Catania, furono gli ultimi morti.
Chi aveva sganciato quelle bombe? Le voci si rincorrevano: chi diceva
che era stato un aereo tedesco che era riuscito a violare la contraerea;
chi sosteneva che era stato un aereo americano con un pilota ubriaco che
voleva festeggiare l’anno nuovo.
Nessuno ha mai spiegato quel mistero. Si sa solo che l’aereo precipitò
in mare portandosi dietro la risposta alla domanda: sulla carlinga erano
stampate la croce uncinata o le stelle a strisce?
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