Appunti    

 

 

Il "salotto" di Catania
 


Dov’è finito il “salotto” di Catania? Quella via Etnea celebrata da scrittori isolani e continentali, quella via ricca di eleganti negozi, e bar, pasticcerie e rosticcerie mitiche che ormai fanno parte dei ricordi di quanti hanno superato da un bel po’ il mezzo secolo.
Chi ricorda più i negozi di Arbiter, Fondacaro, La Casa Sovrana, Caflish, De Dominici? Chi ha ancora il gusto in bocca degli arancini di Giardini, i cannoli, i gelati, i favolosi cannoncini al cioccolato ripieni di panna della Pasticceria Svizzera? O sente ancora il profumo delle “sponse” di gelsomino che si vendevano all’Arena Centrale? Chi ricorda i film visti alla Sala Roma, splendido esempio di Liberty, ahimè abbattuto, scomparso sotto la smania del progresso per fare posto all’orrenda – architettonicamente parlando – “Rinascente”, laddove pure sorgeva la famosa “Farmacia Spadaio-Ventura”? Dove sono finiti gli sferraglianti ma ecologici tram sostituiti dai mefitici autobus?

Era la via Etnea – una strada elegante – direi quasi ridente, dove passeggiavano la domenica mattina le famiglie della borghesia catanese e, durante la settimana, le ragazze da marito occhieggiavano i giovani che facevano lo struscio fra la Villa Bellini e la Pasticceria Svizzera adocchiando a loro volta le ragazze. Quanti matrimoni vennero fuori da quelle timide occhiate!

Ma questi miei sono ricordi di una vecchia signora che vede oggi una strada non solo anonima ma sfregiata. Anonima nei suoi negozi tutti uguali che cambiano gestione ad ogni stagione; sfregiata dall’invasione di ambulanti con le loro carabattole, questuanti molesti e puzzolenti, mute di cani randagi e, negli ultimi tempi, da orde di ragazzi e ragazzini cge “calano” come orde barbariche dalle periferie e non solo per infastidire e talvolta anche aggredire chi volesse soltanto godersi una passeggiata in quello che una volta era il salotto buono di Catania.