Noterelle sul teatro
Per
molti anni ho frequentato teatri in varie città – da Roma a Milano,
Rimini Firenze, Napoli e tante altre città – e gli spettacoli iniziavano
sempre puntualmente o – al massimo – con cinque minuti di ritardo. A
Catania mai. Tranne che al Massimo Bellini, non c’è un solo teatro che
inizi puntualmente ma almeno con quindici minuti di ritardo; mi è
capitato anche di attendere ben più di mezz’ora prima che si alzasse il
sipario. Se il ritardo riguarda gli spettacoli pomeridiani, pazienza,
si può cenare un po’ più tardi ma quando il sipario si alza alle 21.15
per chiudersi anche alle 23.45 il ritardo diventa pesante, se poi
l’indomani mattina bisogna essere presto sul luogo di lavoro: ufficio,
scuola, negozio, banca. Anche la TV ha preso questa strada e i programmi
di prima serata iniziano alle 21.20 (ma con la pubblicità sempre più
invadente non prima delle 21.40 per terminare non prima delle 23.30.
Che motivo c’è nel costringere gli spettatori e gli abbonati a diventare
nottambuli? E a proposito di spettatori, tra i tanti tipi che si
distinguono ci sono quelli che vanno a teatro senza neanche sapere che
testo o spettacolo vada in scena (mi è capitato di sentire una signora
seduta dietro di me dire che quella sera si dava “Arsenico e vcchi
merletti” mentre si rappresentava “L’albergo del libero scambio”!); poi
quelli che, per nulla interessati, continuano a smanettare col cellulare
disturbando i vicini di poltrona. Vorrei proprio domandare: ma che ci
vanno a fare a teatro?
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