Appunti    

 

 

Tipi da teatro

 

 

Il teatro non è solo lo spettacolo che si svolge sul palcoscenico ma anche quello che si dipana fra platea, atrio, buvette e che si può osservare se si arriva puntualmente e si sta a guardare. Così potrà notare tanti tipi di frequentatori che sono numerosi e diversi così come ci sono i “tipi da spiaggia” che hanno ispirato canzonieri e soggettisti. Dò per scontato il tipo classico, l’amatore, l’intenditore, quello che ama il teatro e lo frequenta informato; conosce l’opera che si dà quella sera, il regista, gli interpreti e spesso ha già assistito ad altre rappresentazioni di quell’opera ma è sempre interessato ad ogni nuova messa in scena cui si accosta non solo curioso ma anche umilmente. Sa già che c’è sempre qualcosa di nuovo da vedere.


Esiste però anche la versione che definirò decuplicata ed è colui il quale ad ogni nuova rappresentazione storce il naso poiché lui ha già assistito ad altre messe in scena – di ben altra qualità – e se ne ritrae disgustato. Come esempio di questo tipo di spettatore dirò di quella volta che, alla fine di una buona edizione de “L’opera da tre soldi” di Brecht allo Stabile di Catania con la regia di Pietro Cartiglio fra gli applausi scroscianti si udì un dissonante “Viva Strelher”.


Ma almeno costui frequenta i teatri per passione ma di quanti si può dire altrettanto? E allora andiamo avanti nell’elenco.

Ci sono quelli delle “prime” e non mi riferisco naturalmente ai critici perché questo è il loro compito ma ai tanti “biglietti omaggio” alle cosiddette autorità. Sempre alle “prime” sono presenti i vip della città che non possono mancare per questioni di prestigio, “noblesse oblige”, cioè industriali, direttori di banca, famosi avvocati, presidenti di vari ordini professionali formano gruppetti prima dell’inizio e durante gli intervalli, gli uomini parlano di politica o di calcio e le mogli, dopo essersi squadrate ben bene fra loro per notare nuove toilettes, un diverso look, un eventuale nuovo gioiello, chiacchierano di figli, nipoti, le più impegnate di film o di opere caritatevoli. Negli intervalli si commenta il lavoro cui si è assistito, ma spesso molti si sono già defilati. E c’è da capirli! Lo spettacolo inizia tardi, il sonno comincia a far capolino e l’indomani si va a lavorare .


C’è il pubblico delle pomeridiane composto in gran parte da insegnanti in pensione, donne sole di una certa età, sono di media, talvolta anche buona cultura, che vanno a teatro per vari motivi: sfuggire alla solitudine, incontrarsi con le amiche, godere per due ore di un buon spettacolo ma raramente conoscono il nome del regista, ricordano solo i nomi dei “ mostri sacri “ del teatro e difficilmente gradiscono il teatro contemporaneo o, peggio ancora, quello d’avanguardia. Amano invece i grandi classici e, anche se talvolta addormentano dinanzi a un “Re Lear” o “Macbeth”, escono soddisfatte alla fine.


Infine c’è una grossa fetta di pubblico che va a teatro regolarmente ma non saprei dire per quale motivo: non sa che spettacolo si dia quella sera e non gli e ne importa nulla, spesso continuano a parlottare fra loro anche durante la recita, altri invece si addormentano e il loro russare fa da sottofondo allo spettacolo, salvo a riscuotersi alla fine e applaudire calorosamente in maniera liberatoria.

Dimenticavo l’ultimo tipo di spettatore, il più recente e inspiegabile: quello del telefonino. No, non quello che “dimentica” di staccarlo e lo fa trillare a lungo. Quello di cui vi parlo, giuro che è vero l’ho visto al Piccolo Teatro. Anzi erano due, una ragazza seduta accanto a me che ha giocato per tutto il tempo col suo telefonino ed un signore sui cinquanta, solo (lo sottolineo per chiarire che non accompagnava la moglie ma c’era venuto spontaneamente) che ha seguito lo spettacolo sul monitor del suo cellulare intervallandolo con i giochini!

E con i diversi tipi di spettatori, c’è pure un pubblico diverso per i tanti tipi di teatro.
C’è lo spettatore radical-chic presente a tutti gli spettacoli d’avanguardia o con attori di richiamo di sinistra (mai visto tanto pubblico giovanile come quello all’Ambasciatori per lo spettacolo di e con Luigi Lo Cascio “La caccia”) ma anche di cabaret.
C’è il pubblico del teatro cosiddetto “leggero” che frequenta il Metropolitan e, da quest’anno il Brancati: intere famiglie o coppie in genere mature che vogliono solo trascorrere qualche ora svagandosi.
Non manca neanche quello appassionato al teatro “siciliano” fuori dai grandi circuiti ma fedele ai cavalli di battaglia di Angelo Musco e Rosina Anselmi.


Forse ne ho dimenticato qualcuno e me ne scuso con coloro che si fossero sentiti ignorati ma c’è sempre tempo per arricchire la galleria.