Utopia e realtà
Pochi
giorni fa, mettendo in ordine alcuni libri, mi è capitato fra le mani la
mia “vecchia” tesi di laurea su “Le utopie politiche dell’Età Moderna” e
presa dalla curiosità o forse dalla nostalgia, l’ho riletta ed ho
riflettuto sulla attualità di essa.
Gli uomini, fin dall’antichità hanno sognato un mitico Eden dove
regnavano la pace, l’amore, la giustizia: Platone tratteggiava la sua
Repubblica ideale dove i filosofi governavano, i guerrieri assicuravano
la sicurezza e la difesa dai nemici e gli altri cittadini provvedevano
alle esigenze materiali della polis. Platone era realmente convinto di
questo tipo di governo anche se il tiranno di Siracusa ne era tutt’altro
che persuaso.
Diversamente dal filosofo ateniese, gli utopisti dell’età moderna da
Moro a Bacone a Campanella e altri sapevano benissimo di sognare un
“non-luogo”, ne vagheggiavano l’esistenza, si proiettavano in un luogo
inesistente quello che è stato ed è tuttora un sogno dell’Umanità: un
mondo dove tutti vivono d’amore e d’accordo, dove tutti sono uguali,
dove non esiste il denaro, fonte prima di ogni male.
Questo, dunque, sognavano, gli Utopisti del ‘400, ‘500 e ‘600.
Ma l’Utopia , in quanto tale, non è morta: continua a vivere, sotto
altra forma, anche nel prosieguo dei secoli e se, nel ‘700,
l’Illuminismo si illudeva che, seguendo la Dea Ragione, finiranno tutti
i mali dell’Umanità in pieno ‘800, Marx indicherà la strada per la
riscossa del proletariato, vaticinando un mondo perfetto dove sarà
eliminato lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, tutti saranno eguali e si
abbracceranno come fratelli.
Sappiamo, purtroppo, come questi sogni siano finiti tragicamente:
l’Illuminismo con la ghigliottina, il Terrore e, infine, col dispotismo
megalomane di Napoleone e il Marxismo con i gulag e i milioni di morti
in Russia, Cina, Cambogia e in tutti i Paesi che avevano inneggiato al
comunismo.
Fine, dunque, dell’Utopia? Magari o purtroppo a seconda dei punti di
vista.
Torna nell’anatema della politica, nel sogno che, attraverso i WEB o i
Blog, ogni cittadino possa decidere e legiferare su ogni questione,
fosse l’uso dell’atomo o di un rigassificatore, sulla TAV o sul Ponte
sullo Stretto, se stare dalla parte di Israele o dei Palestinesi, su
come colmare un enorme debito pubblico e dare un lavoro ai milioni di
disoccupati.
Il sogno continua ma ogni sogno all’alba finisce e ci si rende conto
che, a dirla con Kant, l’uomo è un legno storto e l’utopia può portare a
nuovi brutali massacri.
A buon intenditore poche parole nel segno del disincanto.
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